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Del tutto senza Sapienza

Normalmente questo blog non tratta di argomenti di
pura attualità, ma in questo caso la situazione è tanto grave da avermi colpito
molto e, dopo fiumi di inchiostro versati in molti casi a sproposito, mi sono
deciso a mettere anche la mia opinione nero su bianco.
Dal titolo è abbastanza ovvio che mi sto riferendo alla violenta controversia
nata dalla prevista visita del Papa alla Università della Sapienza di Roma
all’inaugurazione dell’anno accademico. In molti hanno partecipato al dibattito
sui giornali e sulla TV, ma mi sembra che pochissimi abbiano effettivamente
colto nel segno del problema, spero di riuscire a farlo io qui di seguito.

Prima di tutto dobbiamo dire che la faccenda
inizia alla fine del 2007 con l’invito del Papa da parte del Rettore
dell’Università: Subito dopo sono seguite alcune proteste del tutto pacate tra
cui quella molto nota dei 67 docenti che hanno esposto le loro perplessità in
una lettera. Il vero e proprio caso, però è sorto recentemente grazie ai soliti
giornalisti che hanno amplificato le proteste studentesche, queste molto meno
pacate.

Da qui in poi abbiamo assistito al prevedibile
arrocco di due gruppi schierati su posizioni opposte: gli scienziati e i
progressisti da una parte a chiedere a gran voce il ritiro dell’invito, i
religiosi e i conservatori dall’altra a denunciare la gravità del fatto che
l’esclusione del Papa dal dibattito avrebbe rappresentato. In realtà, questi due
gruppi di persone si sono schierate in maniera miope su posizioni che
competonono loro, per così dire, da copione ma a mio parere la maggior
parte di loro non si è interrogato veramente sull’opportunità del Papa di
intervenire o meno.

Devo adesso aggiungere che personalmente non ho
una opinione positiva di questo Pontefice: a parte il suo noto intervento in
accusa a Galileo Galilei che ormai risale all’inizio degli anni ’90, ma che fa
ancora molto parlare, è evidente che le sue posizioni non sono conservatrici
(come alcuni vogliono far credere, mistificando l’intero concetto), ma sono
addirittura retrograde: questa è la vera tragedia. Le sue posizioni non tengono
in nessun conto i grandi progressi compiuti dalla scienza e dalla cultura,
mentre sembrano ricordare solo gli aspetti negativi che ancora accompagnano il
genere umano.

Considerando queste motivazioni, i contestatori
sono apparentemente giustificati nella loro decisione di opporsi all’intervento
del Papa. Tuttavia, per quanto, il motivo sia valido, i mezzi sono stati del
tutto errati. Infatti, in un Paese come il nostro, che per fortuna si può
definire ancora libero, non è ammissibile che un gruppo (che siano
studenti o professori o politici o qualsiasi altra cosa) impedisca a un’altra
persona di parlare, di esprimere le proprie idee e di trasmettere le proprie
opinioni. Il bello della libertà di espressione è proprio che la platea non è
per niente obbligata ad aderire alle parole di un relatore qualsiasi. Se il Papa
avesse anche parlato alla Università, cosa sarebbe successo? Forse qualcuno
sarebbe stato costretto a fare proprie le tesi esposte? Ad aderire pubblicamente
alle idee presentate? Certo che no!

Se il Pontefice avesse esposto di nuovo le sue
‘solite’ idee avrebbe solo portato altra acqua la mulino dei critici delle sue
posizioni e avrebbe dimostrato ancora una volta come la Chiesa Cattolica avrebbe
effettivamente bisogno di una modernizzazione radicale. Nel caso opposto,
invece, il Papa avrebbe forse potuto esporre qualche concetto nuovo, forse la
responsabilità di parlare a un pubblico di quel tipo lo avrebbe convinto a
mutare le sue posizioni o quanto meno a metterle in dubbio.
Non lo sapremo mai con certezza. Per quanto il testo del discorso sia apparso
interamente sul quotidiano L’Osservatore Romano (si può leggere anche

a questo link
), non siamo del tutto sicuri che quello sia effettivamente il testo che
sarebbe stato letto nella situazione che non si è verificata. Se questo non
bastasse, poi, il discorso pubblicato è in effetti di profilo bassissimo e
sarebbe stato, a tutti gli effetti pratici, del tutto irrilevante.

Che cosa abbiamo ottenuto alla fine? Le
personalità che si definiscono ‘scienziati’ (e che nella maggior parte dei casi
lo sono) si rallegrano perché è stato impedito a una persona di parlare e di
esporre le proprie idee, una ingiustizia da cui proprio la scienza si è dovuta
difendere per centinaia di anni, invece tutti i commentatori schierati dalla
parte religiosa hanno di che denigrare i dotti e possono accusarli (in
larga parte a ragione) senza curarsi dei problemi che sono insiti nella loro posizione
che si perdono così in secondo piano.

Come giustamente è stato scritto, La Sapienza ha
distribuito lauree ad honorem a
personalità non molto meritevoli dal punto di vista scientifico o culturale, ma
per qualche motivo nessuno ha mosso un dito per protestare contro questo
malcostume. Ancora una volta dobbiamo rilevare la cattiva abitudine di usare due
pesi e due misure, abitudine che in questo caso specifico ha portato a un
clamoroso
autogol. Invece di mostrare una volta di più le contraddizioni, gli errori e le
manchevolezze della Chiesa, gli scienziati hanno trasformato il Pontefice in un
martire (mai termine fu più appropriato) culturale.
Toccherà a tutti noi pagare le conseguenze di questo errore madornale.

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